Edictio Regis V
FREEDOM FOREVER
Anno I
«Bliss it was in that dawn to be alive
But to be young was very heaven.»
«Beatitudine voleva dire esser presenti a quell’alba
Ma esser giovani voleva dire il Paradiso.»
[W. Wordsworth, parlando della Rivoluzione Francese]
All’alba del ‘900 in Russia finalmente, con un secolo di ritardo rispetto alla Francia, si accendeva una Rivoluzione popolare; poco prima, in Italia, un gruppo di scalmanati pubblicava in ogni dove il suo Manifesto Futurista di rivoluzione totale della cultura; meno di cent’anni prima l’anima in fiamme di Shelley girava per l’Irlanda appendendo manifesti, per appiccare il fuoco della rivoluzione nel popolo; e attraverso tutti questi atti di aperto sconvolgimento dell’ordine costituito echeggiava lontana la Rivoluzione Francese, che ancora ruggiva, abbarbicata al suo prezioso 1789.
Trasportate un uomo dal 1748 al 1848 e quello subirà uno choc: l’Europa stravolta, la Francia dilaniata, arsa da uno, due, innumerevoli incendi auto-generatisi, che ha visto l’ennesima generazione di giovani gettarsi a petto scoperto sull’acciaio in nome di una realtà più alta, immateriale – la Libertà, questa regina di sospiri –, che ha visto l’ennesima forma di Stato sorgere traballando sul cadavere di un’altra più vecchia, per poi essere trucidata a sua volta da una sorella appena nascente. Non azzardatevi poi a prendere un uomo dal 1848 e porlo nel 1948: non avrebbe parole esprimere gli inesplicabili sentimenti che proverebbe nel contemplare il cambiamento. Forse non riconoscerebbe nemmeno l’Europa come la sua stessa patria di cento anni prima.
La Rivoluzione Francese ha iniziato un percorso entropico di distruzione dei pilastri istituzionali, di profanazione di Colonne d’Ercole, fino a portare al grado estremo: la dissoluzione dei princìpi costitutivi dell’umano.
Una volta che un cielo di carta è stato squarciato, è segnata ugual sorte per tutti gli altri; diventa solo questione di tempo, un’attesa – della persona giusta, del giusto convergere di situazioni.
Allora, è Rivoluzione; è sconvolgimento totale dell’ordine precostituito, è combustione interna della Fenice, che si dà alle fiamme per risorgere totalmente nuova e,aggiungerebbe un pessimista o un disfattista, perfettamente uguale a se stessa. Perché a esser sinceri non è mai stata cosa rara che ad una Rivoluzione seguisse un tetro ripercorrere i passi della precedente istituzione, ed un ancor più macabro senso di oppressione; spesso un atto rivoluzionario si è rivelato sorgente per un torrente di sangue che si è propagato per decenni avvenire. Non è importante, tuttavia, quel che accade dopo l’atto rivoluzionario: quello è secondario, spetta alla gente del domani, irrimediabilmente diversa dalla gente dell’hic et nunc, di coloro che devono permettere alla possibilità della gente del domani di realizzarsi; quando nasce la nuova istituzione, essa ormai non è più Rivoluzione, anzi, è proprio in essa che cessa la spinta rivoluzionaria. Chi investe il suo animo in un moto di rivoluzione non può che fidarsi del domani, e sperare che dalle sue azioni se ne ricavi un qualcosa di meglio di quel che si trova a lui contingente.
Attribuire lucidità, razionalità, calcolata convenienza all’atto rivoluzionario è uccidere l’essenza stessa dell’atto.
Rivoluzione è atto di fede.
È credere che il nostro valore, il nostro sogno, sia una stella fiammante e che bisogna seguirla oltre l’orizzonte per trovare il sublime domani, attraverso la notte di ruderi e rottami e non-vita che ci separa dal vero presente, dalla vita che è altrove, oltre la nebbia dell’oggi. Rivoluzione è giovinezza. Màrquez ha scritto “Non è vero che si rinuncia ai propri sogni perché si invecchia; si invecchia perché si rinuncia ai propri sogni.” L’impeto – la forza rigeneratrice, la fedeltà agli ideali – è un grande soffio che alimenta le anime brillanti come falò sulla spiaggia – e allora Shelley e Blake scrivono comete e dardi danzanti che esaltano l’immaginazione; ma quest’impeto, questa forza, questa fedeltà è anche fiamma che tempra lo spirito e lo rende fiero, maestoso, lo eleva e lo purifica – e allora Gandhi riesce a liberare un intero Paese sottomettendo la violenza allo spirito –e Ungaretti, nell’umiliazione e nell’angoscia delle trincee, ritrova il segreto della poesia, stretta in abbraccio tremulo alla vita, e lo ospita nel cuore commosso.
La Rivoluzione dà ali candide di sentimento a chi nutre in sé il coraggio di volare.
Così allora vogliamo noi di Telemachia onorare questa grande parola: dedicandole una Vereconda Vivida e Validamente Vergata V edizione.
E non in virtù del caso viene a valersi il numero V di vieppiù vari e voluttuosi articoli: in verità, è proprio al V che viene varie volte valso l’onore di rimandare a un vastamente noto simbolo di Rivoluzione, Libertà e Valore; se avete vagliato le possibilità, avrete con vivo diletto capito il perché di tale verboso e voluto uso di “v”; se quest’abbondanza variegata di “v” vi pare ancora vana vuota e vagamente inutile, andate presto a leggervi la graphic novel– o a guardarvi l’omonimo film ad essa ispiratosi – “V per Vendetta”.
Soprattutto, questa quinta edizione di Telemachia si apre con un sentimento generalmente effuso di gratitudine. Proprio ieri a scuola abbiamo distribuito i nostri volantini con il nostro Manifesto Telemachista; un gesto semplice, piccolo, di poca rilevanza per il mondo che esige i fuochi spettacolari. Eppure è stato un grande gesto per noi, un tributo silenzioso a ricordare Shelley, e i Futuristi, e i Socialisti dell’Ottocento, e la Rosa Bianca, e tutti coloro che, in spregio alle autorità che minacciavano severe punizioni, hanno avuto il coraggio di dire la loro, e morendo hanno offerto al fiore della Libertà che ora godiamo il più nobile cadavere su cui germogliare. Vive la Revolution.
La Redazione
Odilon Redon, “il Carro di Apollo”, 1905
RIVOLUZIONARIAMENTE FITURIZZATI IN CODESTO NWUMMERO CONTRO LE VESTIGIA DEL PASSATO STANTIO [featured in this number]
Articolo del giorno – Sii rivoluzionario di Roberta Panico
Arte Ottocentesca – Breve excursus sui movimenti dell’Ottocento di Vincenzo Favara
Arte Novecentesca – Zang-tumb-zang-tuuum-tumb di Elena Li Causi
Bibliotheca Europea – L’Età Lyrica, di Marcus Artis Maldeviolano
Bibliotheca Britannica – “Questo è il mio messaggio a voi, compagni: Rivoluzione!” di Claudia Genovese
Poetica – La poesia non cerca seguaci, cerca amanti di Margherita Montedoro
Poetica – Il Palombaro e la Poesia, articolo scritto dalla gentilissima collaboratrice Giulia Carnevale
Cinemata – Remember, remember di Francesca Montedoro
Ethos – La rivoluzione scientifica, di Marco Pisciotta
Fabulae – Storia di una brava cittadina di Noemi Cudia
Melodica – A Woodstock si sente la Storia divenire, articolo scritto dal gentilissimo collaboratore Marco Bilardello
Theatralia – Lacca per capelli, diritti civili, amore, taglie forti, canto e ballo. In una parola: Rivoluzione, di Ian